Dove non c’è umorismo non c’è umanità

Eugène Ionesco

Dal teatro al cinema

Nato come piéce teatrale e approdato al grande schermo grazie all’enorme successo ottenuto nei palchi francesi, UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO mette in scena una situazione paradossale, ai limiti del non-sense, che inizialmente sembra non avere alcun appiglio con la realtà, né vicinanza alla vita familiare di tutti i giorni.
Questo tipo di premessa narrativa deriva dalle suggestioni del teatro dell’assurdo a cui l’autore e co-regista Sébastien Thiéry si ispira.
In particolare Thiéry si avvicina al mondo di Eugène Ionesco, drammaturgo rumeno naturalizzato francese, noto per opere quali La cantatrice calva, Le sedie, Il rinoceronte, Il re muore.

La commedia come antidoto all’irrazionalità del mondo

Proprio come in UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO, le commedie di Ionesco (o anti-commedie, come amava definirle) sono costruite a partire da un evento apparentemente senza senso, attorno al ricorrente nucleo di protagonisti, ovvero la tipica famiglia borghese. Generando da subito una sensazione di spaesamento, Ionesco rinuncia alla struttura drammaturgica tradizionale preferendo una successione di eventi illogica, contraddittoria e irrazionale, l’unica possibile per rappresentare il caos della condizione umana. Solo così il teatro e l’arte possono coincidere con la realtà.

La provocazione del linguaggio

Come nel teatro dell’assurdo, UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO si fa beffa dell’ordine precostituito e soprattutto della borghesia che lo sostiene. L’arrivo di Patrick, lontanissimo dall’immagine del figlio ideale, sconvolge la tranquilla e forse noiosa routine dei coniugi Prioux, andando a colpire i simboli del loro benessere economico e del quadretto della famiglia ideale. Anche il suo linguaggio, nonostante derivi da una disabilità fisica, riflette uno degli strumenti principali utilizzati da Ionesco ed altri autori del teatro dell’assurdo, ovvero il gioco con la parola, che spesso si svuota di significato, a volte per acquistarne di nuovi, a volte per dare rilevanza ai suoni: chiusi nel loro mondo privilegiato e nel loro egoismo, gli uomini non sanno più comunicare. Paradossalmente, Patrick riuscirà a farsi capire meglio di chiunque altro.

Il potere della risata contro i pregiudizi

Senza precipitare nel grottesco e nel riso amaro che caratterizzavano le commedie del teatro dell’assurdo, il film di Thiéry suscita un divertimento sincero e pungente, che arriva però a porre domande importanti: “possiamo amare un figlio che non è il nostro?”. L’assurdo, la follia, la risata, a volte sono semplicemente i mezzi migliori per immedesimarci negli altri e provare a comprenderli più a fondo.
L’autoironia può essere un’arma per cambiare il mondo.

Fatti sorprendere dalla comicità surreale e irriverente di UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO, dal 20 Settembre al Cinema!