UN GIOCO DI EQUIVOCI ESILARANTI CHE SI PRENDONO GIOCO DELLE CONTRADDIZIONI DELLA VITA QUOTIDIANA. UNA DELICATA IRONIA PER RIDERE DELLE NOSTRE MANIE E RICORDARCI DI FIDARCI DEL PROSSIMO

 

Arriva dai palchi teatrali di Parigi la nuova commedia francese che vi incanterà dal 20 settembre al Cinema.
Le Figaro l’ha definita “vivace ed esilarante” e voi non potrete essere più d’accordo.
Scritta da Sébastien Thiéry, vincitore del prestigioso premio francese Molière de la pièce comique, nel film co-regista, sceneggiatore e interprete, Momo, questo il nome dell’opera originale, ha riscontrato da subito il favore del pubblico, aprendogli la strada per il cinema.

L’umorismo dell’assurdo

Le influenze che hanno ispirato Thiéry durante la scrittura, che emergono anche nella trasposizione cinematografica, provengono direttamente dal regno dell’assurdo, da Eugène Ionesco a Samuel Beckett: un surrealismo che si prende gioco delle contraddizioni della vita quotidiana, che ritroverete sicuramente nella scena della monetina nel carrello o in quella dei 2 televisori in camera da letto.
A partire dalla situazione centrale, che mette in crisi la stabilità di una coppia ormai datata, ciò che contraddistingue UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO, rispetto ad altre commedie, è infatti l’ironia che ridicolizza le rigide abitudini borghesi e il loro perbenismo, facilmente sgretolabile da situazioni scomode e improvvise.
L’assurdo si manifesta anche nel campo del linguaggio, in un gioco di equivoci e comunicazioni fraintendibili ed esilaranti, che mettono in luce la difficoltà di rapportarsi con ciò che non si conosce, come la disabilità.

Una famiglia molto incasinata

Senza finire nel campo del grottesco, Thiéry sfonda infatti il muro del “divieto di divertimento”: il ragazzo che interpreta, Patrick, è sordo-muto e dal suo linguaggio spesso incomprensibile possono nascere siparietti irresistibili, dei quali è permesso ridere senza paura del politicamente corretto. La comicità di UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO lascia perdere gli stereotipi ma anche l’autocensura, dando alle persone con disabilità finalmente una nuova libertà di ridere di se stessi, affrontando temi solitamente tralasciati, come il sesso tra disabili.