GRAZIE A UNA SCRITTURA SFACCIATA MA TOCCANTE, THIÉRY SCARDINA IL CONCETTO DI FAMIGLIA E LO RIVOLUZIONA CON IL POTERE DELLA RISATA
Dedicato a tutte le “momo”
Dimenticandosi della tradizione, UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO (Momo è il titolo originale dell’opera) scardina il concetto di famiglia e lo rivoluziona, raccontando con tenerezza le disfunzioni della nostra società che ancora vede e condanna le differenze tra gli uni e gli altri.
UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO è dedicato alle madri naturali, certo, ma soprattutto è rivolto a chiunque si ritrovi genitore, di figli di qualcun altro, di figli già adulti, di figli disabili o di figli stranieri.
Tutte le debolezze e gli egoismi possono essere vinti grazie alla fiducia verso il prossimo: UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO ci insegna che non bisogna avere paura di scegliersi nonostante gli ostacoli fisici, sociali, linguistici che a volte ci separano. La famiglia è anche questo.
Figli, questi sconosciuti
Quello che succede ai coniugi Prioux parte da una situazione assurda e incredibile: eppure la loro storia ha la forza di riflettersi nella realtà, dal momento in cui i due protagonisti si ritrovano a gestire emozioni opposte ma comprensibili da entrambe le parti. Da allora le loro decisioni saranno guidate dalla confusione, dall’irrazionalità, ma anche dalla generosità e dall’amore.
Le reazioni di Laurence e del marito sono infatti agli antipodi: mentre André è molto sospettoso dell’arrivo improvviso di Patrick, lei è subito conquistata dalla presenza di un figlio che non ha mai avuto.
Nessuno è diverso
E poco importa se Patrick è sordomuto e la fidanzata cieca: la delicatezza di UN FIGLIO ALL’IMPROVVISO consiste anche nel toccare le corde sensibili della disabilità come pochissimi altri film hanno fatto prima. Grazie alla scrittura sfacciata e toccante dell’autore Sébastien Thiéry, che conosce molto da vicino l’universo della disabilità, la condizione di Patrick diviene quasi secondaria rispetto alla storia principale che vede avvicinarsi un gruppo di persone così apparentemente lontane.
Prima ancora di essere disabile, Patrick è infatti, innanzitutto e soprattutto, figlio, anche se nessuno sa di chi e da dove proviene.
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